Chiesa di Sant’Antonio

Dettagli del luogo

Luogo di culto

Data:

27 Febbraio 2023

Descrizione

La chiesa di Sant’Antonio, edificata intorno al 1150, durante gli anni della cristianizzazione della famiglia normanna dei Bonello fu ricostruita ad una navata nel 1656.
Il campanile della chiesa era in origine una delle tre torri di avvistamento, è sormontato da una cupola con richiami arabi.
Entrando in chiesa si rimane colpiti dal gruppo marmoreo della “Madonna con Gesù Bambino”, chiamata l’Annunziata che domina la nicchia dell’altare maggiore. È forse dono dei Villaraut, importante famiglia del tempo.
Opera di immenso valore artistico e culturale, scolpita nel 1646, è attribuita alla scuola del Gagini. Confrontando questa scultura con le altre opere di sicura attribuzione gaginiana, si è visto che presentano caratteristiche affini: le opere gaginiane sono realizzate in marmo bianco di Carrara, nello specifico, per ciò che riguarda le sculture di Madonne, è stato notato che esse erano colorate con polvere di pietre, l’abito era decorato con onde o stelle o elementi vegetali. In effetti, nel momento in cui la statua giunse in chiesa, i colori erano molto più brillanti, l’intero manto era celeste e abbellito con stelle dorate. Oggi ne rimane solo qualche piccola traccia.
Nel piedistallo sono scolpiti tre piccoli bassorilievi: a destra un uomo che riceve la benedizione da S. Antonio, a sinistra due monache che la ricevono da San Benedetto e al centro l’Annunciazione.
Vi sono due altari a destra di chi entra e due a sinistra; il primo è di San Marco Evangelista e al di sotto la rappresentazione del Presepe, il secondo della SS. Vergine dell’Idria (cappella 1650), a sinistra Sant’ Antonio Abate e la statua di Santa Caterina da Siena nel lato inferiore, e il S.S. Crocifisso, con sotto la statua di Maria Maddalena portata in processione il giorno del Venerdì Santo assieme al Cristo morto e all’Addolorata.
Altri particolari sono il Pulpito dove prima veniva proclamata la parola di Dio e un organo a canne datato 1677.
Altare della Vergine dell’Idria.
Il gruppo ligneo è di eccezionale valore storico-iconografico, al centro vi è la Madonna con il figlio e ai lati si trovano le statue di due monaci basiliani, i cosiddetti Calogeri chiamati volgarmente “vicchitti” (dal greco Kalògheros = bello vecchio.
Il calogero è una figura religiosa caratteristica della chiesa ortodossa greca. Il termine indica dei monaci appartenenti all’ordine basiliano, cosiddetto perché basato sulla regola di San Basilio Magno).
Le due statue si reggono su bastoni e i loro sguardi sono così acuti e scrutatori da incutere quasi paura. Il simulacro della Madonna si presenta con le mani alzate al cielo invocando per i suoi figli l’acqua (infatti idros in greco = acqua) ed è senza gambe.
C’è chi sostiene che il nome Idria, sarebbe un adattamento del termine ”odigitria” o ”odigidria”, anch’esso di origine greca (composto da ‘via’ e ‘conduttrice’), con il significato di ‘guida della via, del cammino’.
La Madonna Odigitria è la patrona di Sicilia, ed è ricordata dalla liturgia il martedì che segue la domenica di Pentecoste. Il suo culto è diffuso sin da tempi remoti e si pensa sia un lascito delle dominazioni bizantine.
Di presunta scuola gaginiana sarebbe anche l’acquasantiera che raffigura sant’Antonio e gli animali.
La leggenda della Madonna dell’Idria
Narra la tradizione che un gruppo di soldati risparmiò dopo averla spezzata (motivo per cui la statua è senza gambe) una bellissima statua della Vergine Santissima, ma temendo rappresaglie e punizioni da parte dei capi, depose in una cassa di cedro la parte superiore del simulacro, gettando il tutto in mare. La cassa, con la SS. Vergine intatta e non corrosa dall’acqua marina, approdò sulla costa orientale sicula e fu raccolta dai Padri Calogeriani di S. Basilio che la portarono in trionfo, diffondendone il culto nell’intera isola sotto il titolo di Madonna dell’Odigitria o dell’Idria.
Questo antico culto siciliano si riconnette all’importanza vitale e indispensabile che l’elemento acqua ha per la vita di tutti gli esseri e di tutte le cose. In molti centri dell’isola, si prega per la pioggia, portando in giro per le vie cittadine simulacri di santi e madonne. Anche a Prizzi si svolgevano fino a qualche anno fa processioni penitenziali con lo scopo di richiedere l’acqua nei periodi di siccità.

Modalità di accesso

La struttura non è accessibile ai disabili e l’ingresso è gratuito

Struttura responsabile

IV Settore

Via Alcide De Gasperi, 1

Corso Umberto I, 52

Gallerie di immagini

Pagina aggiornata il 10/01/2024, 11:29