Descrizione
La sezione archeologica è dedicata al sito archeologico di Montagna dei Cavalli (Hippana) ed al suo territorio, in essa sono esposti i reperti provenienti dagli scavi effettuati dalla Soprintendenza con fondi del bilancio comunale e da consegne fatte da privati.
Tra i reperti esposti assumono particolare rilevanza: frammenti di due diademi in argento dorato su supporto bronzeo datati alla seconda metà del IV secolo a.C., recuperati nella necropoli occidentale di Montagna dei Cavalli (Hippana); una pisside datata alla seconda metà del IV secolo a. C., la quale presenta da un lato l’immagine di una donna seduta e dall’altro lato una figura maschile a passo di danza; una laminetta in argento dorata datata alla seconda metà del IV secolo A.C. raffigurante un volto trifronte, presumibilmente incastonata nell’elsa di un pugnale. Nella sezione paleontologica sono presenti fossili provenienti da diversi depositi paleontologici siciliani, alcuni dei quali anche dal nostro territorio. Con i suoi reperti questa sezione costituisce un’utile guida attraverso le ere geologiche in cui si è formata la Sicilia. La sezione mineralogica accoglie una ricca e multiforme collezione di minerali provenienti da giacimenti minerari della Sardegna.
I reperti delle sezioni paleontologica e mineralogica sono stati donati dall’ing. Vincenzo Canzoneri.
interno museo
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Orario di apertura al pubblico
Martedì 9:00-13:00 15:00-19:00
Mercoledì 9:00-13:00 15:00-18:00
Giovedì 9:00-13:00 15:00-19:00
Venerdì 9:00-13:00
Sabato 16:00-20:00
Domenica 9:00-13:00
La Montagna dei Cavalli, nota anche come Monte di S. Lorenzo, è un rilievo calcareo di forma pressocchè triangolare, che si allunga in senso est-ovest per circa due chilometri e mezzo nella settore orientale dei monti Sicani.
Su due lati esso è delimitato da alte e ripide pareti rocciose a precipizio sui torrenti che alimentano l’alto corso del fiume Sosio. L’antico abitato occupava la parte orientale e più elevata del monte, che raggiunge sulla cima 1007 m. di altezza, mentre quella occidentale, dov’era situata una vasta necropoli, degrada con andamento irregolare verso il fondovalle.
Su questo monte si sviluppò un grande e prospero abitato, che dalle testimonianze archeologiche finora raccolte, fu in vita in età greca e sino alla conquista Romana dell’isola, alla metà del III sec. a. C. cartina topografica. La visita al museo potrebbe essere completata raggiungendo direttamente il sito archeologico Montagna dei Cavalli (Hippana), dove si può visitare il luogo dal quale provengono i reperti esposti al museo, previa autorizzazione del Comune. Il luogo è raggiungibile percorrendo la S.S. 118, seguendo l’indicazione per Palazzo Adriano e svoltando a sinistra, approssimativamente ad 1 km dal bivio. Per raggiungere la vetta della montagna si deve percorrere in auto una strada sterrata fino a metà tragitto, da lì è necessario procedere a piedi per raggiungere l’acropoli. Ulteriori notizie è possibile visualizzarle su www.archeolabsicilia.it Montagna dei Cavalli
L’abitato
Le numerose ricognizioni del monte ci consentono di dare alcune indicazioni di carattere generale sulla tipologia dell’abitato del centro sorto su montagna dei Cavalli.
In primo luogo va detto che al di fuori della cinta muraria inferiore, in nessun punto sono stati trovati elementi che possano far pensare ad un’estensione della città oltre questi limiti. Pertanto l’abitato doveva svilupparsi tutto all’interno delle mura, che ricordiamo delimitano un’area complessiva di circa 30/35 ettari. Da questa superficie va sottratta quella dell’acropoli (poco più di 3 ettari), occupata, probabilmente per gran parte della sua estensione, da edifici a carattere pubblico. Se consideriamo infine che alcuni punti più scoscesi del monte, soprattutto sul versante meridionale, difficilmente vennero abitati, la superficie che indicativamente possiamo ritenere interessata dall’abitato vero e proprio doveva aggirarsi sui 25 ettari.
Le numerose tracce riscontrate sulla foto aerea e sul terreno, rivelano l’esistenza di un impianto dell’abitato disposto su terrazze, disposte concentricamente tra la linea della fortificazione inferiore e il pianoro dell’acropoli. Su queste si allineavano le case, sulla cui organizzazione, tuttavia, non possiamo al momento fornire alcuna indicazione.
Gli scavi clandestini degli ultimi anni hanno interessato particolarmente la porzione di abitato del versante nord orientale che si presenta fittamente boscato. Gli interventi di scavo clandestini hanno interessato per intero questa porzione del pendio nord orientale della montagna; sia le due balze che l’intero pendio tra queste due si presentano fortemente devastate da buche e cumuli di terra e pietre che hanno alterato l’orografia dei luoghi.
L’area interessata a tappeto da interventi di scavo clandestino può essere ricompressa entro un rettangolo approssimato di m. 50 N/S x m. 150 E/O, e risulta pertanto estesa mq. 7500 ca. A parte questa porzione del pendio dove più forte ed esteso nel tempo è stato l’intervento clandestino, anche le aree circostanti si presentano a tratti interessate da buche più o meno grandi che corrispondono ad altrettanti tentativi di scavo eseguiti con l’ausilio di metal detector.
La prima occupazione stabile sulla Montagna dei Cavalli è relativa ad un abitato indigeno, fondato probabilmente dai Sicani, ed in vita almeno dal VII sec.a.C. Il sito si presenta ben difeso dalla natura dei luoghi, elemento questo che caratterizza la scelta di tanti altri villaggi di origine indigena sviluppatisi in questa zona centro-occidentale dell’isola. Ricordiamo tra i più vicini quelli del Cassero di Castronovo di Sicilia, di Polizzello (presso Mussomeli) e del Colle Madore di Lercara Friddi, abitati nei quali è documentato, sin dalla fine del VII-inizi VI sec.a.C., l’arrivo di prodotti greci, probabilmente attraverso i primi contatti con le colonie costiere di Gela, Himera ed Agrigento.
Per il centro di Montagna dei Cavalli non va comunque dimenticato che esso si trova in un’area dove, oltre all’influenza coloniale greca, un ruolo non secondario dovette essere esercitato anche dalle colonie puniche di Palermo e Solunto. Questa prima fase di benessere del centrò perdurò sino ai primi decenni del V sec.a.C.; dopo questi anni non si è al momento trovata alcuna traccia di frequentazione del sito. Non è improbabile che l’abitato, se non proprio abbandonato, dovette subire un forte ed improvviso calo demografico, al pari di quanto è attestato in diversi altri centri della Sicilia centro-occidentale. Tutto ciò fa ritenere che eventi storici più generali, legati al controllo di quest’area e ai rapporti tra Sicani, Greci e Punici possano avere determinato un riassetto del territorio, che ha comportato, se non una distruzione violenta, almeno un forte calo nel tenore di vita della città. Nel IV sec.a.C., probabilmente intorno alla metà del secolo, l’abitato di Montagna dei Cavalli, visse una nuova, rinnovata fase di florida esistenza.
In tutti i punti del monte in cui si è scavato è documentata una nuova fase edilizia, con l’impianto di nuove costruzioni, realizzate a spese delle strutture della fase arcaica, che vennero probabilmente dismesse per fare posto ad una generale ristrutturazione dell’abitato.Venne eretta una doppia, imponente,cinta muraria , elevando una linea fortificata più a valle, a protezione dell’intera città, ed un’altra intorno al pianoro superiore dell’acropoli, riservato ad edifici prevalentemente di carattere pubblico. A ridosso della cima fu costruito il teatro, segno di una città in forte crescita demografica e di benessere economico. Ma anche la ricca circolazione di monete, delle principali zecche siciliane, e ancora il rinvenimento di diademi dorati dalla necropoli, sono un’ulteriore prova concreta di un centro vivo, che godeva di una certa autonomia, pur se collocato all’interno di un’area, quella della Sicilia occidentale, della cosiddetta eparchia punica, e cioè posta in questi decenni e fino alla metà del III sec.a.C., nella zona di diretta influenza politica ed economica cartaginese.
Lo sviluppo e la floridezza della città continuano fino alla metà del III sec. a.C. In questa fase, soltanto negli anni a cavallo tra la fine del IV e i primissimi decenni del III sec. a.C. l’abitato sembra essere stato protagonista di un episodio violento, da collegare forse con le imprese di Agatocle o con la venuta di Pirro in Sicilia. La città venne definitivamente abbandonata intorno alla metà del III sec. a. C.
Il centro fu probabilmente coinvolto in operazioni militari nell’ambito della I guerra punica, forse per i suoi legami con i cartaginesi fu preda dell’esercito romano, e in tal caso troverebbe maggiore credito la sua identificazione con la città di Hippana, che come racconta Polibio venne conquistata dai consoli Aulo Attilio e Caio Sulpicio nel 258.
Dopo la fine della I guerra punica, nel 241 a.C., caduta l’intera Sicilia sotto il controllo di Roma e mutati con la pax romana anche le modalità dell’insediamento abitativo della Sicilia interna, l’abitato di Montagna dei Cavalli dovette essere rapidamente abbandonato, come rivela l’assenza di ceramica e di altri reperti successivi a questa data.
Solo il rinvenimento di due monete, databili una alla fine del III, l’altra al I sec. a.C., costituisce finora il ricordo di una frequentazione del monte legata, probabilmente, a fatti sporadici ed occasionali.
La ricerca archeologica
La ricerca archeologica ha interessato fino ad ora solo le fortificazioni e l’acropoli. Più in particolare per quanto riguarda le fortificazioni sono state individuate due cinte murarie, una inferiore, lungo il perimetro esterno della città, l’altra superiore, costruita a coronamento del pianoro dell’acropoli. E’ stato messo in luce un lungo tratto della cinta inferiore, inoltre dei diversi accessi esistenti lungo questo muro ne è stato individuato ed esplorato uno, probabilmente il più importante; si tratta di un complesso di strutture relative ad una torre addossata alla porta cittadina.
Anche la cinta superiore è stata individuata ed esplorata per un lungo tratto e lungo il suo perimetro, presso l’angolo nord-orientale dell’acropoli sono stati messi interamente in luce i resti di una torre posta a controllo del versante settentrionale del monte e a difesa di una piccola via di accesso (postierla) all’acropoli.
Questa torre, in vita tra la seconda metà del IV e la metà del III sec. a. C., era ripartita in 3 vani durante una prima fase di vita ed in 5 vani durante la seconda fase di vita.
Sull’Acropoli, inoltre, sono stati individuati e messi in luce alcuni edifici; di questi l’Edificio B, a probabile destinazione sacra, si trova immediatamente a ridosso della cinta muraria superiore quasi sulla cima del monte, mentre gli altri edifici riportati alla luce si trovano quasi al centro della vasta spianata dell’acropoli. Tra questi è di particolare importanza un edificio a pianta circolare.
Nella parte più alta del versante settentrionale si trova il Teatro di cui sono stati solamente individuati fino ad ora i due muri di analemmata.
I dati sull’impianto urbano e sulle abitazioni di questo centro sono estremamente limitati; è possibile ipotizzare una sistemazione delle case su terrazze che andavano degradando dall’acropoli, lungo i fianchi del monte, fino alla fortificazione inferiore, con percorsi e strade che ne collegavano in modo organico le varie parti, superando, probabilmente, anche con tratti gradinati, i forti dislivelli che caratterizzano ampie parti della città.
La Necropoli occidentale di Montagna dei Cavalli è tristemente nota, da almeno un secolo, per i ripetuti e devastanti saccheggi perpetrati da scavatori clandestini, che hanno sistematicamente distrutto migliaia di sepolture. L’area cimiteriale si estende per una cinquantina di ettari sull’intero versante centrale e occidentale della montagna a partire dalla fascia immediatamente esterna alla cinta di fortificazione inferiore e fino al fondovalle.
Dr. Pietro Giordano